Fondazione dell’Istituto Sieroterapico
In una villetta alle porte di Siena, Achille Sclavo costituisce l’Istituto per produrre il siero contro il carbonchio da lui scoperto.
In una villetta alle porte di Siena, Achille Sclavo costituisce l’Istituto per produrre il siero contro il carbonchio da lui scoperto.
L’Istituto si ristruttura su impulso dei progressi scientifici di inizio secolo e per soddisfare le esigenze belliche del periodo della Grande Guerra.
Dopo la morte del fondatore, l’Istituto rimase un’impresa a conduzione familiare, affermandosi progressivamente a livello nazionale.
Il grado di sofisticatezza tecnica sempre maggiore porta l’Istituto a essere un moderno centro, non solo di produzione, ma anche di studio e ricerca.
L’Istituto inizia a produrre l’anti-polio di Sabin e avvia la collaborazione con la Wellcome Foundation di Londra.
L’Istituto si estende negli USA, mentre nasce l’avveniristico Centro Ricerche e si avviano le attività della nuova area di Rosia.
Dalla collaborazione con Venter nasce la tecnica basata sulla genomica ‘Reverse Vaccinology’, chiave del vaccino contro il meningococco B.
L’azienda diventa una delle realtà più importanti del settore vaccini, di cui procede lo studio, oltre al loro utilizzo in vaccinazioni di massa.
Con l’integrazione in GSK, il sito di Siena e Rosia entra a far parte di un’azienda farmaceutica impegnata su scala globale.
L’Istituto inizia a produrre l’anti-polio di Sabin e avvia la collaborazione con la Wellcome Foundation di Londra.
Il salto di qualità fu compiuto nei primi anni 60, quando l’Istituto Sieroterapico divenne una società per azioni e cominciò a produrre il vaccino contro la poliomielite, ottenuto da Albert Sabin. Nello stabilimento senese, infatti, lo scienziato americano individuò un ambiente lavorativo di grande valore per il suo importantissimo farmaco, che avrebbe debellato una delle più terribili malattie infantili.
Nel 1967, l’Istituto avvia una serie di accordi con la Wellcome Foundation Limited di Londra, che prevedeva, come riportano i verbali del CdA Sclavo dell’epoca, “la più ampia collaborazione sul piano tecnico-scientifico e commerciale mediante opportuni scambi delle rispettive conoscenze”.
Grazie a questa collaborazione, la Sclavo iniziò ad esportare il vaccino antipolio anche in Inghilterra.
L’Istituto contava ben 500 dipendenti e possedeva un programma definito per ogni suo settore di attività, che lo poneva ai primi posti nell’organizzazione sanitaria italiana, specie nel campo della profilassi e terapia delle malattie infettive e della diagnostica clinica.